Apocatastasi mostra con il linguaggio del mito, e negando il principio di identità, l’immagine della nascita e della rinascita, la natura oscura di un processo di trasformazione continuamente in atto. Due figure abitano uno spazio sospeso, il tempo che attraversano si dilegua e diventa possibile per loro essere al contempo madri e figlie, amanti ed estranee, origine e fine dello stesso luogo in cui si incontrano. La metamorfosi diventa caduta, rovina del corpo attraverso la perdita della forma appena conquistata, racconto di come tutto sopravviva nel suo disfarsi. Una danza dell’Ade che è espressione di un’azione impossibile. Che può accadere solo laddove ciò che resta del tempo impedisce a ogni gesto di trovare un suo senso e una sua fine.
Regia Clemente Tafuri, David Beronio
Con Roberta Campi, Giulia Franzone
Musiche originali Pietro Borgonovo
Produzione Teatro Akropolis 2022
Coproduzione GOG – Giovine Orchestra Genovese
Durata 40′
Apocatastasi di Teatro Akropolis offre una francescana visione di pensiero in azione creando heideggerianamente uno fare-spazio, un luogo attraversato da gesti incidenti come proiettili traccianti nel buio. […] Un danzare sul filo tra essere e non essere, un volteggiare sul baratro danzando la vita sull’orlo della morte.
Enrico Pastore – Paneacquaculture.net
Ecco, questo è il non luogo. Lo spazio sospeso dove dall’emersione dalla terra si passa alla dissoluzione. “Tale è la danza dell’Ade, perché il suo ritmo è la figura del tempo negato, il battito del piede si avverte e subito non c’è più”… Anche stavolta Akropolis ha fatto centro solleticando più di una domanda sull’origine dell’opera creativa come della vita, i sogni e la chimera del tempo che passa. Avanti o indietro?
Walter Porcedda – Gli Stati Generali
Lo spazio e il tempo collassano in una sorta di buco nero, qui il senso si scioglie come un liquido nero inafferrabile (…). L’io è negato. È come sempre uno spazio di idee filosofiche quello di Tafuri e Beronio, che qui si nutre di antichi miti relativi alle danze dell’ade. […] l’immagine, le riflessioni e i rimandi compongono, a distanza di giorni, una memoria suggestiva.
Andrea Pocosgnich – Teatro e Critica
Apocatastasi è un’esperienza intensa e totalizzante che conferma la capacità di Tafuri e Beronio di saper scavare nel linguaggio scenico e di riuscire a far convergere le realtà che nel tempo hanno intercettato Teatro Akropolis; su tutte la GOG (qui anche in coproduzione), più che una semplice colonna sonora, vero e proprio tessuto di suoni e frontiera discorsiva per l’intero spettacolo […] che dimostra quanto la ricerca ad Akropolis sia anche un lavoro di incontro, col fine di ampliare e raffinare un modo di fare la scena strettamente interconnesso agli spazi e le sensibilità che vi si intrecciano.
Nicolò Villani – Birdmen Magazine
Il processo creativo – artistico e teatrale che ha permesso di allestire questa performance, in cui la commistione dei linguaggi sono in grado di intersecarsi, fino a creare una visione metafisica, di corpi immersi in uno spazio che appare come un luogo segreto e onirico, fa sì che Apocatastasi rapisca lo sguardo e faccia provare un senso di vertigine, qualcosa di simile al perturbante […].
Roberto Rinaldi – Rumor(s)cena-
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