Nel secolo scorso, mentre nel resto d’Europa la Commedia dell’Arte era diventata già da decenni uno dei principali riferimenti della rivoluzione teatrale avviata dai registi-pedagoghi (Stanislavskij, Craig, Mejerchol’d, Vachtangov, Reinhardt, Copeau etc.), in Italia, cioè nel paese che l’aveva inventata, essa ha continuato per molto tempo a essere oggetto di rimozioni e pregiudizi. Occorre aspettare Giorgio Strehler e il suo ormai leggendario Arlecchino servitore di due padroni (1947 e ss.) perché la Commedia dell’Arte venga “sdoganata” anche da noi. Da allora, questo mitico fenomeno teatrale (non un genere come ancora troppo spesso si ripete, semmai un modo di produzione scenica alternativo a quello basato su testi preventivi) è diventato un riferimento artistico e pedagogico importante per la scena italiana, non senza equivoci e interessanti fraintendimenti. Durante il seminario verrà ricostruita la filiera artistica che dal citato Strehler porta a Leo De Berardinis e al suo straordinario Il ritorno di Scaramouche (1994), spettacolo-svolta per il grande attore-regista, inaugurazione dell’ultima sua fase creativa, ed esperienza formativa fondamentale per tutta una leva di giovani attori, da Marco Manchisi a Elena Bucci e Marco Sgrosso; molti dei quali, grazie a Scaramouche, hanno in seguito proposto loro visioni della Commedia dell’Arte e del suo mito.
Orari:
Venerdì 17 aprile, h. 14-18 e Sabato 18 aprile, h 10-14