Il Mercante di Venezia è un enigma. È nella nostra voglia di interpretare, cioè di sciogliere l’enigma, che forse si trova un vizio di forma, il peccato originale. L’enigma non è qualcosa da capire, è qualcosa da contemplare. È un sinonimo della parola vita. Enigmatica è ogni esperienza nella sua più alta intensità, nella sua completezza irriducibile all’analisi. La vita, al di là del bene e del male, può essere solo accettata, contemplata. Come lavorare allora nella pratica all’allestimento del Mercante? Ricreandone l’enigma con tutta la sua irriducibile datità. Rispettandone la polifonia. Tutto ciò non vuol dire rinunciare alla lotta per capire, vuol dire solo non voler spiegare. Vuol dire mostrare qualcosa, raccontare una storia, tramandare un’esperienza dinnanzi alla quale stare come davanti a un vecchio amore.
Di William Shakespeare
Regia Massimiliano Civica
Con Elena Borgogni, Oscar De Summa, Mirko Feliziani, Angelo Romagnoli
Oggetti di scena Anna Carucci, Giusi Sillavi
Maschere realizzate da Andrea Cavarra
Produzione Fondazione Teatro Due – Compagnia Civica/Borgogni/DeSumma/Feliziani/Romagnoli
(foto Giusi Lorelli)